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martedì 6 dicembre 2011

IL TEMPO

Secondo il fisico Albert Einstein, il tempo non scorre in maniera lineare, non c'è un passato distinto dal presente e dal futuro, tutto esiste contemporaneamente. Secondo questa ipotesi tutto è già successo, anche quello che crediamo debba ancora avvenire. In qualche dimensione, è già accaduto.
Allora come funzionerebbero i Tarocchi in questo caso? Potrebbero essere una finestra che si apre sullo spazio temporale che stiamo interrogando e "mostrarci" la risposta a ciò che chiediamo...

lunedì 5 dicembre 2011

News

Il vero potere dei TAROCCHI

Che cosa ha trasformato un passatempo simile alla briscola, inventato alla corte rinascimentale milanese, nello strumento iniziatico e divinatorio più diffuso del mondo?

taroccoProvate a fare un esperimento. Munitevi di un manuale di Tarocchi, studiatevi i significati principali dei 22 Arcani Maggiori e provate quindi a “leggere le carte” a un amico, dopo avergli confidato di essere in possesso di poteri divinatori. Durante la lettura lasciatevi ispirare dalle figure e cercate di instaurare un dialogo, in modo che a parlare siate un po’ voi e un po’ lui. Il risultato nella maggior parte dei casi è sorprendente: l’amico si riconoscerà in quelle carte estratte a caso, ammetterà che quello che dite è vero e forse completerà il vostro responso leggendo lui stesso altri dettagli che le carte gli stanno comunicando.
Questo esperimento non dimostra nulla. Uno scettico potrebbe dedurre che i Tarocchi non rivelano niente, se non suggestioni generiche che valgono per tutti: il loro potere divinatorio è quindi pari a zero. Chi ci crede potrebbe affermare l’esatto opposto, e cioè che i Tarocchi funzionano: danno risposte che corrispondono sempre alla verità. Chi infine non ha nessuna posizione preconcetta, potrebbe ipotizzare che le esperienze vissute da ogni essere umano si assomigliano sempre, in ogni tempo e in ogni luogo. E che vederle rappresentate attraverso immagini e concetti essenziali aiuta forse a capirle meglio, a esplorarne altre chiavi di lettura, a sviluppare intuizioni nuove. Insomma: se queste misteriose carte, in circolazione da circa un millennio, continuano a essere riprodotte, ridisegnate, reinterpretate, se continuano ad affascinare intellettuali ed artisti di tutto il mondo (dagli anni Sessanta a oggi si stimano circa 3000 edizioni diverse), un potere “magico” devono pur averlo. Cerchiamo di capire quale.
Gioco di società
TarocchiViscontiIl mazzo dei Tarocchi comprende 78 carte divise in 22 “Arcani maggiori” o Trionfi, che raffigurano immagini allegoriche (sono quelli generalmente utilizzati nelle letture divinatorie) e 56 “Arcani minori”, più simili alle classiche carte da gioco (sono infatti divisi in 4 “semi”: coppe, bastoni, spade e denari). Secondo le fonti storiche considerate oggi più attendibili, nascono a metà del 1400 come gioco di società alla corte milanese di Filippo Maria Visconti. “Fu proprio lui a commissionare il ‘gioco dei 16 dei’, una specie di briscola in cui compaiono per la prima volta raffigurazioni molto simili a quelle oggi note” spiega lo storico Giordano Berti, considerato il maggior esperto mondiale di Tarocchi. “In seguito le carte allegoriche divennero 22 e furono integrate con carte numeriche già conosciute, fino a costituire il mazzo che conosciamo oggi”. Dall’Italia i Tarocchi sarebbero stati esportati nel sud della Francia (e in particolare a Marsiglia) e quindi in Inghilterra. E’ invece inattendibile l’ipotesi avanzata da Antoine Court de Gebelin nel Settecento, secondo cui i Tarocchi avrebbero origine da un antico testo sacro egizio, il libro di Thot, portato in Europa dagli zingari. Discutibile anche lo stretto legame con la Torah ebraica, sostenuto nell’Ottocento dall’occultista Eliphas Levi, che portava a riprova il fatto che gli Arcani maggiori sono 22 come le lettere dell’alfabeto ebraico. “Le immagini degli Arcani maggiori si richiamano in modo evidente all’iconografia cristiana del Medioevo, in particolare l’Apocalisse” puntualizza infatti Berti. “C’è il giorno del giudizio – con l’angelo e i morti che risorgono delle tombe; ci sono le rappresentazioni simboliche dei 4 Evangelisti nella carta del Mondo. Ci sono poi il Papa – e la Papessa! – il Diavolo e virtù cardinali come la Forza, la Giustizia e la Temperanza. Probabilmente all’origine erano dunque un gioco didattico, un libro muto sulle virtù cristiane”.
Ma sono state proprio le ipotesi fantasiose dei due esoteristi francesi, Court de Gebelin e Levi,  a introdurre i Tarocchi nel mondo dell’occultismo, con un successo incredibile, che non accenna a tramontare. “Il vero mistero dei Tarocchi non sta quindi tanto nella loro origine, ma nella loro capacità di adattarsi, rimodellandosi sistematicamente, a tutti i paesi e a tutte le situazioni” puntualizza Berti “Oggi, per esempio, queste carte stanno vivendo un momento di auge in paesi così profondamente diversi come gli Stati Uniti e il Giappone, e l’interesse comincia ad accendersi anche in Cina”.
Un trattato di filosofia
Il successo dei Tarocchi sembra derivare dalla loro straordinaria forza evocativa. Gli occultisti sostengono che in queste carte si possono trovare i segreti dell’Universo, la risposta a tutte le domande, il ritmo nascosto che guida la danza della vita. Gli Arcani maggiori, che riproducono per lo più concetti filosofici e religiosi, ripercorrono infatti le tappe di un percorso di iniziazione che appare avere un valore universale
Secondo Eliphas Levi, i Tarocchi sarebbero “un’opera monumentale, duratura quanto le Piramidi; un compendio di tutte le scienze” e addirittura “la cosa più semplice e più grande che il genio umano abbia mai concepito”. Le varie combinazioni di carte sarebbero infatti in grado di risolvere tutti i problemi, impedendo all’anima di smarrirsi senza toglierle l’iniziativa e la libertà. Concetti fatti propri dal francesce Oswald Wirth, che definì i Tarocchi “un trattato di filosofia esposto per immagini” e che, all’inizio del secolo scorso, ridipinse le carte e riassunse in un manuale, ancora oggi tra i più pubblicati, le principali chiavi interpretative.
JODOROWSKYIn anni più recenti, a scoprire una passione profonda per i Tarocchi è stato il regista e scrittore cileno Alejandro Jodorowsky, che da oltre quarant’anni si dedica allo studio di queste carte. Tutte le settimane è possibile incontrarlo in un caffè di Parigi dove si dedica alla lettura (gratuita) dei Tarocchi a chi lo desidera, inoltre intrattiene spesso spettacoli in giro per il mondo (anche in Italia) in cui legge le carte a volontari tra il pubblico.
Specchio dell’anima
Jodorowsky non è un esoterista. Preferisce definirsi un “alchimista psichico”: il suo obiettivo è guarire le persone con la “psicomagia”, cioè utilizzando gesti poetici e atti artistici, e soprattutto un mazzo di tarocchi, lo strumento terapeutico per eccellenza che porta sempre con sé. “Inizialmente li usavo per conoscere ed esplorare me stesso, mentre disprezzavo i veggenti che se ne servivano per leggere il futuro” spiega lo psicomago. “Oltre a essere inutile e disonesto, leggere il futuro è anche rischioso, perché nel predire un determinato avvenimento lo si può provocare”. Il “veggente” può cioè forzare il corso del destino: diversi esperimenti dimostrano che se noi veniamo convinti che una cosa debba accadere, quella cosa accadrà, perché inconsciamente finiremo noi stessi col provocarla.
Eliminando la trappola della lettura del futuro, Jodorowsky ha quindi scoperto l’utilità psicologica dei Tarocchi, che oggi considera uno “specchio dell’anima”, un “ponte tra intuizione e ragione”: nelle raffigurazioni il consultante vede se stesso, quello che ha fatto e quello che potrebbe fare, e comprende così da solo come dovrà muoversi in futuro. “A incidere sullo sviluppo del futuro” spiega l’artista cileno “è soprattutto il passato, che può essere una zavorra che riproduce all’infinito le esperienze traumatiche già vissute, in particolare nell’infanzia; ma che può anche essere una fonte di energia che ci spinge a progredire, o addirittura a trasformarci”. Capire il nostro passato, le nostre esperienze, ci aiuta quindi ad andare avanti e a non ripetere gli stessi errori.
Tarologo-psicologo
Il “tarologo” non deve quindi dare consigli, ma piuttosto diventare uno specchio in cui la persona possa riflettersi: per questo deve usare il linguaggio del consultante, accettarne le interpretazioni e anche le resistenze. “Se il consultante non è d’accordo con me, non cerco di convincerlo” spiega Jodorowsky. “L’inconscio è il nostro alleato: se si rifiuta di rivelarci un segreto è perché non siamo ancora pronti”. E’ lo stesso atteggiamento che mantengono gli psicoterapeuti verso i loro pazienti. In questo senso la lettura dei tarocchi proposta da Jodorowsky ricorda l’interpretazione dei sogni utilizzata in psicoanalisi per scavare a fondo nell’inconscio. Ecco dunque perché i Tarocchi sarebbero così potenti: come i sogni comunicano alla parte intuitiva e analogica del nostro cervello, usando un linguaggio simbolico. Secondo Jodorowsky, infatti, gli Arcani maggiori corrispondono a quelli che Jung chiamava “archetipi”, modelli funzionali innati che abbiamo dentro di noi e che costituiscono l’organizzazione biologica del nostro funzionamento psichico.
Il segreto per interpretare i Tarocchi, quindi, è abbandonare la logica aristotelica, e in particolare il principio di non contraddizione: i simboli non hanno un significato preciso e fossilizzato, ma hanno il valore che decidiamo noi di dare loro. Per imparare a leggerli, anche da soli, bisogna quindi modificare il proprio sguardo e osservare gli eventi, interiori ed esteriori, da un punto di vista cosmico, infinito ed eterno.
Arte sacra
“I simboli rappresentati sulle carte sono porte che si aprono verso una dimensione universale, verso un’energia indefinibile” osserva Cristobal Jodorowsky, figlio di Alejandro, tarologo e “psicosciamano”. Secondo Cristobal, i Tarocchi sono un esempio di arte sacra. “La vera arte sacra non appartiene a nessuna religione, ed è quindi libera da dogmi e da imposizioni” spiega. “I Tarocchi ci riportano in contatto con il mondo mitico originario e primordiale, che vedeva la presenza di un’anima in tutte le cose. I nostri progenitori non si sentivano mai soli, erano abituati a vivere accompagnati: si sentivano un grande essere unico collettivo”. Questa coscienza cosmica è andata in seguito perduta, almeno nella civiltà occidentale, ma oggi torna a proporsi anche alla luce di alcune importanti scoperte scientifiche, come quella dei neuroni specchio, che indirizzano verso una visione sempre più olistica – e sempre meno cartesiana – del mondo.
Secondo Christobal Jodorowsky, quindi, non c’è alcuna contrapposizione tra mondo “scientifico” e mondo “esoterico”: tutto prima o poi andrà ad unirsi. “Noi siamo barbari, non siamo in grado di avere una conoscenza immediata delle cose, abbiamo bisogno di fare uso della razionalità” osserva lo psicosciamano. “Ma un domani neanche troppo lontano le cose che troviamo incomprensibili e che chiamiamo “paranormali” saranno normalissime. Come mangiare una patatina”.
Marta Erba
tratto da FOCUS EXTRA n. 36 – Il mondo del paranormale